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Convegno 2022

8-10 Settembre 2022

Sezioni Convegno SISP 2022

Per il prossimo Convegno SISP sono state istituite 14 Sezioni, di cui 10 Sezioni ordinarie abbinate ad altrettanti Standing Groups e 4 ‘Sezioni Jolly’ selezionate dal Comitato Direttivo SISP sulla base di un’apposita call.

Tale elenco potrà essere modificato dal CD su base biennale tenendo conto del consolidamento di alcune tematiche emergenti nella disciplina. 

Le 4 Sezioni Jolly hanno l’obiettivo di coinvolgere maggiormente anche quegli Standing Group che non hanno una propria Sezione di riferimento, oltre che il Comitato organizzatore locale.

Coordinatori: Andrea Cassani e Luca Tomini

Questa sezione accoglie panel rivolti all‘analisi dei cambiamenti istituzionali che sia le democrazie più consolidate, sia le autocrazie, sia i cosiddetti regimi ibridi hanno recentemente sperimentato o stanno sperimentando. I panel dovranno cercare di mantenere un equilibrio tra un approccio alla ricerca di tipo empirico-comparato (sia esso qualitativo o quantitativo) e di tipo teorico-normativo. Se vi è la massima apertura allo studio di paesi appartenenti ad aree geografiche tra loro diverse, la sezione privilegia tuttavia proposte di panel focalizzate su fenomeni politici contemporanei (con riferimento cioè al periodo post-Guerra Fredda e, in particolar modo, al XXI secolo). All’interno di questa ampia cornice, proponiamo un elenco non esaustivo di temi di ricerca sui quali le proposte di panel indirizzate a questa sezione del Convegno SISP potrebbero orientarsi.

Un primo filone di ricerca ha come obiettivo lo studio comparato delle democrazie e delle non-democrazie. Queste ultime includono le autocrazie e i cosiddetti “regimi ibridi”, in cui elementi democratici – spesso solo formali o di facciata – e autoritari coesistono. L’attenzione si concentra sia sulle istituzioni politiche formali e informali che contraddistinguono (o talvolta rendono simili) queste forme di regime, ma anche sulla loro performance socioeconomica e in diversi settori specifici delle politiche pubbliche.

Una seconda linea di ricerca riguarda invece i cambiamenti di regime politico. A tal riguardo, ai più consolidati studi sui processi di democratizzazione (le transizioni verso la democrazia) si è recentemente affiancata l’analisi dei processi opposti di autocratizzazione (le transizioni verso l’autocrazia). L’analisi dei cambiamenti di regime cerca di gettare luce sulle cause, le modalità, gli attori protagonisti (domestici ed esterni) e le conseguenze di tali processi di transizione, così come del consolidamento dei regimi politici di recente instaurazione.

Un terzo filone si concentra sulle democrazie contemporanee e, in particolare, sulla qualità della democrazia in tali paesi. Studiare la qualità della democrazia significa analizzare il soddisfacimento delle aspettative dei cittadini (qualità dei risultati), il godimento da parte loro di libertà ed eguaglianza politica (qualità dei contenuti), e la capacità delle istituzioni di inverare i valori democratici (qualità procedurale). Altri temi, trasversali rispetto ai precedenti, includono la sostenibilità e l’adattabilità della democrazia di fronte alle sfide dell’epoca contemporanea – es. sicurezza, migrazioni, crisi (non solo) economiche, digitalizzazione – e l’emergere in tale contesto di forme “illiberali” o “difettose” di democrazia.

Un quarto tema oggi molto rilevante riguarda invece le autocrazie contemporanee. Da un lato, si cerca di gettare luce sulla eterogeneità dell’universo della non-democrazia, aggiornando le tipologie esistenti e analizzando l’evoluzione di alcune forme di regime tradizionale. Dall’altro, si analizza approfonditamente il funzionamento di tali regimi per comprendere la loro capacità di sopravvivenza e di adattamento (o resilienza), la loro abilità nell’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione e di informazione, la crescita del potere geopolitico ed economico di alcuni di questi paesi, e con essa l’aumentata attrattività del loro modello di governance.

Coordinatori: Federico Russo e Andrea Pedrazzani

Il modo in cui funzionano le democrazie rappresentative contemporanee viene spesso interpretato come una catena di deleghe che collega i cittadini al sistema politico. Lungo la sequenza di deleghe, i cittadini trasferiscono poteri decisionali ai rappresentanti eletti nelle assemblee legislative e ai membri dell’esecutivo. In questo schema, i detentori di cariche pubbliche sono resi responsabili nei confronti dei cittadini attraverso una varietà di meccanismi, con un ruolo di primo piano per i partiti politici specialmente nei sistemi parlamentari. Le studiose e gli studiosi che si rifanno a tale quadro concettuale tendono a privilegiare oggetti di ricerca come la qualità della rappresentanza elettorale, il grado di congruenza politica tra cittadini ed élite politiche, il funzionamento delle istituzioni politiche di vertice e la natura dei rapporti tra esecutivo e legislativo. Accanto ad argomenti tradizionali come quelli elencati, è di recente cresciuto l’interesse per altri temi, quali le forme di rappresentanza di natura non elettorale. La presente sezione è dedicata sia ai temi più classici sia a quelli emergenti, e dà spazio ad analisi che possono essere articolate su molteplici livelli (subnazionale, nazionale e sovranazionale). Sollecitiamo la presentazione di panel che esaminino il rapporto tra cittadini e parlamentari, i percorsi di carriera politica dei rappresentanti, il comportamento degli eletti, l’organizzazione interna dei parlamenti, le questioni dibattute in parlamento, il processo legislativo, i rapporti tra esecutivo e legislativo, il governo e le forme di rappresentanza non elettorali. Sono graditi anche i panel sulle conseguenze delle varie crisi – economica, migratoria, sanitaria – che hanno investito le democrazie europee negli ultimi anni. I panel di questa sezione possono concentrarsi sul sistema politico italiano oppure adottare un approccio comparato.

Si accettano panel che trattino i seguenti argomenti, da non ritenersi comunque esaustivi. 

Cittadini e parlamentari 

La rappresentanza politica è un concetto particolarmente complesso e multidimensionale, in quanto i politici possono connettersi ai cittadini in molti modi. I parlamentari, infatti, rappresentano i cittadini non solo attraverso le proprie attività nel collegio elettorale e l’impegno a garantire risorse a favore di quest’ultimo, ma anche mostrandosi ricettivi alle opinioni degli elettori. Per questo motivo, lo studio della corrispondenza attitudinale tra cittadini e politici costituisce tuttora un tema importante per le studiose e gli studiosi interessati alla rappresentanza. L’analisi della congruenza politica tra elettori e rappresentanti è un filone di ricerca particolarmente promettente alla luce delle crisi che hanno recentemente colpito le democrazie europee. 

Carriere politiche 

Le politologhe e i politologi italiani hanno dedicato un’attenzione considerevole allo studio delle carriere politiche. Molto è cambiato dai giorni in cui Giovanni Sartori analizzava le caratteristiche biografiche dei parlamentari italiani. La disponibilità di nuovi dati online su parlamentari e titolari di incarichi esecutivi nelle istituzioni locali, regionali, nazionali e sovranazionali apre nuove opportunità per studiare le traiettorie di carriera in diversi molteplici istituzionali. 

Comportamento legislativo 

Due innovazioni stanno rivitalizzando gli studi che riguardano il comportamento dei parlamentari: da un lato, i nuovi dati sulle attività legislative e non legislative e una serie di sviluppi metodologici hanno aperto possibilità pressoché illimitate per le ricercatrici e i ricercatori; dall’altro, si è sviluppato un acceso dibattito sui fattori che influenzano il comportamento legislativo. La classica divisione tra coloro che guardano alle norme e ai valori sociali e coloro che considerano i politici come attori puramente razionali ha lasciato il posto a uno sforzo più costruttivo per capire come interagiscano la logica dell’appropriatezza e la logica della consequenzialità. 

Organizzazione interna dei parlamenti

Lo studio dell’organizzazione interna del parlamento ha una lunga tradizione in Italia, soprattutto per quanto riguarda le peculiarità del bicameralismo italiano e il ruolo delle commissioni legislative. Tuttavia, questo tema merita ulteriori approfondimenti. Poiché le assemblee legislative sono entità che si evolvono nel tempo, è necessario aggiornare le analisi comparative già esistenti in letteratura, in cui sono stati messi a confronto diversi sistemi politici. Inoltre, il caso italiano offre una serie di argomenti estremamente interessanti da affrontare, come ad esempio gli effetti delle revisioni apportate nel tempo ai regolamenti parlamentari, l’evoluzione del ruolo delle commissioni legislative (un tempo così potenti), e l’impatto della recente riduzione del numero dei parlamentari sul funzionamento del bicameralismo. 

Issue-politics in parlamento 

Secondo la letteratura sulla issue-competition, i partiti politici competono enfatizzando le questioni su cui godono di un vantaggio rispetto ai loro avversari. Se la issue-competiton è stata originariamente studiata analizzando i programmi elettorali, lavori più recenti hanno iniziato a fare luce su come e perché i partiti distribuiscano l’attenzione tra i vari temi, mentre svolgono il loro ruolo di rappresentanza in parlamento tra un’elezione e l’altra. Lo studio del contenuto di interrogazioni parlamentari, disegni di legge, leggi, decreti e discorsi di investitura è diventato uno dei modi più promettenti per osservare la queste dinamiche al di là del contesto elettorale. 

Processo legislativo 

Come messo in evidenza da un programma di ricerca ampio e in continua crescita sul policy-making nei sistemi multipartitici, l’arena legislativa è principalmente il luogo in cui i membri delle coalizioni di governo sviluppano modalità di convivenza reciproca e raggiungono compromessi sulle politiche. La disponibilità di un enorme volume di dati online sui processi e gli output legislativi consente alle studiose e agli studiosi di approfondire diversi argomenti in quest’ambito, adottando disegni di ricerca con un numero di casi molto elevato. Alcuni esempi sono l’analisi delle dinamiche di cooperazione, competizione e conflitto tra gli attori (appartenenti al governo e/o all’opposizione), lo studio delle conseguenze della frammentazione in parlamento, l’analisi di come preferenze diverse nelle due camere possano plasmare gli esiti legislativi, e l’esame della produzione legislativa in tempo di crisi. 

Rapporti tra esecutivo e legislativo 

A partire dall’inizio del 21° secolo le democrazie europee sono state scosse da diverse crisi, come la Grande Recessione, la crisi migratoria e la pandemia da COVID-19. Mentre i primi due shock hanno modificato i contenuti della competizione politica e aumentato la polarizzazione, si ritiene che l’emergenza sanitaria possa avere alterato radicalmente l’equilibrio tra parlamenti e governi. La necessità di affrontare la pandemia ha comportato un’espansione delle prerogative degli esecutivi a scapito dei meccanismi di responsabilità, intaccando i poteri di controllo delle assemblee rappresentative e la loro capacità di formulare le politiche. Tuttavia, alcuni segnali indicano che i parlamenti hanno saputo reagire, a volte anche innovando le proprie procedure organizzative e decisionali. 

Il governo 

Oltre ad essere centrali nel processo decisionale in tempi normali (specialmente nelle democrazie parlamentari), i governi svolgono un ruolo di primo piano nella gestione delle crisi. Sebbene argomenti come il ciclo di vita degli esecutivi e l’output dell’attività di governo siano stati estesamente studiati nella letteratura comparata, molti aspetti relativi alla sfera governativa devono ancora essere esplorati. Ad esempio, la fase di governance ha ricevuto molta meno attenzione rispetto alle fasi della formazione e della fine del governo. Inoltre, le nostre conoscenze possono essere ampiamente migliorate riguardo al grado di continuità/discontinuità che si osserva a livello di personale ministeriale passando da un governo al successivo. Anche il ruolo dei tecnocrati e delle competenze tecniche nei processi decisionali deve essere ulteriormente studiato, soprattutto nel contesto delle recenti crisi. 

Forme di rappresentanza non elettorali 

Coloro che si occupano di teoria politica hanno recentemente sottolineato che una relazione rappresentativa può emergere anche al di fuori del contesto elettorale. Esiste una relazione rappresentativa ogni volta che qualcuno afferma di parlare o agire per conto di qualcun altro, a condizione che tale affermazione sia accettata dal pubblico a cui ci si riferisce. La rappresentanza di natura non elettorale è molto comune nei sistemi democratici: i movimenti sociali e coloro che si “autoproclamano” rappresentanti agiscono tipicamente allo scopo di difendere una causa senza avere ricevuto un mandato in tal senso. La rappresentanza non elettorale può contribuire alla correzione di alcuni limiti delle tradizionali istituzioni rappresentative e arginare in maniera preventiva il rischio che le autorità politiche esercitino un potere egemonico.

Coordinatori: Rossana Sampugnaro e Giuliano Bobba

La sezione invita a proporre panels che trattano la comunicazione politica nei suoi molteplici aspetti e che si avvalgono di una pluralità di metodi e approcci teorici. 

La comunicazione politica è in uno stato di continua evoluzione e si intreccia con le dinamiche e con la crisi della democrazia rappresentativa. Sono, pertanto, benvenuti sia contributi che offrano spunti di riflessione sugli ambiti di indagine più tradizionali, sia contributi che rendano conto dei nuovi fenomeni di frammentazione, decentralizzazione  e dis/re-intermediazione della comunicazione politica a livello locale, nazionale e internazionale. 

I panel proposti dovranno essere riconducibili alle seguenti aree di indagine e ricerca:

  • la comunicazione pubblica e istituzionale; 
  • la comunicazione elettorale; 
  • i media e la partecipazione politica; 
  • la globalizzazione della comunicazione politica; 
  • gli effetti dei media su cittadini e opinione pubblica; 
  • il legame tra sistemi politici e media; 
  • il rapporto tra politica e giornalismo; 
  • il ruolo dei social network; 
  • i metodi e le tecniche di raccolta ed elaborazione dei dati; 
  • la retorica e le narrazioni della politica; 
  • la personalizzazione della politica; 
  • la popolarizzazione della politica; 
  • i media digitali e le nuove forme di azione politica; 
  • disinformazione e fake news;
  • l’inciviltà politica e l’hate speech; 
  • la governance dei media digitali; 
  • le sfide della ‘platform society’;
  • il costituzionalismo digitale.

La sezione è disposta a prendere in considerazione anche proposte su ulteriori argomenti relativi all’ambito della comunicazione politica. 

I panels possono presentare contributi sia di taglio teorico sia di analisi empirica. Dal punto di vista metodologico, sono accolti approcci di ricerca di tipo sia qualitativo sia quantitativo nonché contributi basati su disegni di ricerca mixed-methods. Inoltre, sono particolarmente incoraggiate le proposte di panels che presentino una prospettiva comparata.

Coordinatori: Manuela Caiani e Giuliana Sorci

La sezione accoglie ed invita a proporre panel sulle trasformazioni che hanno investito i movimenti sociali e la partecipazione politica dal basso negli anni recenti, con una particolare (ma non esclusiva) attenzione alla crisi pandemica. Proteste legate al clima, corona virus, genere, inclusione (e esclusione) sociale. Contestualmente alla crisi economica legata alla pandemia, si è andata diffondendo anche una crisi delle forme convenzionali della partecipazione politica, determinando sia un ridimensionamento generale degli spazi di agibilità politica per quegli attori più tradizionali come i partiti, sia un deficit democratico, dovuto al continuo ricorso a provvedimenti d’urgenza che hanno avuto come effetto quello di esautorare (di fatto) il ruolo dei parlamenti nelle democrazie occidentali. In un contesto di stato di emergenza (semi) permanente, parallelamente alla crisi della democrazia rappresentativa si è andata affiancando la crescita di una domanda di partecipazione politica dal basso. Nuove ondate di mobilitazioni contro le politiche di contenimento della pandemia, si sono diffuse sia in Europa ed oltre, trasformando le piazze globali in arene di protesta per i movimenti sociali. Queste nuove insorgenze hanno visto emergere e ri-emergere vari tipi di attori collettivi, vecchi e nuovi: un nuovo protagonismo da parte di movimenti anti – gender ed antiprogressisti, come quelli presenti in alcuni paesi dell’Est Europa (Polonia ed Ungheria), che supportano le limitazioni al diritto di aborto e dei diritti riproduttivi delle donne (depotenziando fortemente la loro autodeterminazione) e dei diritti della comunità LGBTQ+, che diviene oggetto di politiche discriminatorie da parte di governi nazionalisti e reazionari. Movimenti contro il green pass e contro i vaccini che si arricchiscono della partecipazione trasversale delle destre e delle sinistre appartenenti alle frange più radicali dei movimenti sociali, e di partiti e movimenti di chiara matrice populista. Ma anche, i movimenti per la giustizia ambientale che hanno invaso le piazze globali contro i cambiamenti climatici; i movimenti trans femministi che hanno lanciato le mobilitazioni contro la violenza di genere subita dalle donne su scala transnazionale. Nuove mobilitazioni e nuove trasformazioni delle forme di azione collettiva, e nuovi repertori, identità, solidarietà sono emersi, legati anche all’uso dei media digitali e piattaforme di social networking, che hanno consentito ai movimenti di organizzarsi e di diffondere i propri claim, in un contesto di restrizioni e misure di distanziamento sociale. Allo stesso tempo sono evidenti, anche forme di polarizzazione dal basso (es. in tema di vaccini, hate speech, teorie del complotto e fake news). Il ricorso alle piattaforme di social networking, da parte di attivisti e cittadini presenti in rete, ha significato anche la proliferazione di teorie cospirative e fake news sulle cause dell’origine della pandemia e sulla produzione dei vaccini diventate virali sui social network. Di tutto questo parleranno i panel all’interno di questa sezione. La sezione invita la presentazione di panel che affrontano questi temi, a partire da ricerche empiriche che riflettono l’adeguatezza degli strumenti teorici e metodologici finora utilizzati per analizzare, comprendere e spiegare questi processi. Saranno ben accolti, contributi che conterranno un approccio di analisi comparativo e un’attenzione particolare alla metodologia, con approcci mixed method, qualitativi e quantitativi. Questa sezione si propone di ospitare panel con l’obiettivo di discutere il rapporto tra i movimenti sociali e gli attori politici tradizionali (es. partiti politici, sindacati, associazioni), i movimenti sociali di sinistra e di destra, il ruolo della violenza nelle mobilitazioni politiche, così come il ruolo delle tecnologie digitali nelle mobilitazioni locali, nazionali e transnazionali, e gli outcome dei movimenti sociali.

Sono benvenuti panel su:

  • Movimenti locali e transazionali, diffusione della protesta
  • Mobilitazione ambientale, urbana
  • Nuovi e ‘vecchi’ movimenti
  • Movement-parties
  • Sfide metodologiche e concettuali nello studio dei movimenti e dell’azione collettiva in tempi di crisi
  • Movimenti legati al genere, temi anti-genere e femminismo
  • Partecipazione politica collettiva fra reale e virtuale
  • Arte, politica e movimenti
  • Politica prefigurativa e movimenti
  • Outcome dei movimenti sociali

Coordinatori: Maria Stella Righettini e Marco Di Giulio

La sezione ospita panel sui fattori e le condizioni che favoriscono o inibiscono l’innovazione e l’apprendimento nelle democrazie in tempi di turbolenza. L’invito è a trattare temi trasversali che possono essere affrontati da molteplici punti di vista e dimensioni: le riforme, il rapporto pubblico-privato, il ruolo della scienza e delle nuove tecnologie, la valutazione, i diritti umani, il ruolo degli esperti, i big data, la sostenibilità sociale e ambientale.
in un’era di cambiamenti globali, come la crisi climatica, l’emergenza pandemica legata alla diffusione del Covid-19 e la trasformazione di consolidati equilibri internazionali, la capacità di programmare, implementare efficacemente e valutare l’impatto sui beneficiari delle politiche e dei servizi sarà un importante metro di giudizio dell’intervento pubblico Identificare e testare soluzioni innovative, implementarne e valutarne l’efficacia rispetto a problemi e bisogni vecchi e nuovi è ormai la sfida su cui si misura il successo e il fallimento delle politiche.
Per questo, la sezione ospita panels che guardino alle sfide della complessità che i governi e le comunità, ai vari livelli – locale, nazionale e sovranazionale – devono affrontare attraverso il Programma di ripresa e resilienza nazionale. Come il governo delle politiche e delle amministrazioni può fornire risposte credibili a nuove opportunità di programmazione e investimento? Un’attenzione crescente va al rapporto tra policy takers e policy makers, agli impatti – non sempre positivi – dell’azione di governo, alle potenzialità e ai limiti di nuove idee, strumenti, strategie e sistemi di governance e all’emergere di nuove forme di coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali. In questo senso, trasversalità, coordinamento e coerenza di policy rappresentano nuove sfide teoriche e metodologiche.
La sezione invita a proporre panel, workshop e tavole rotonde su temi che, seppure tradizionali, possano essere trattati con tecniche e da punti di vista innovativi. La sezione invita a riflettere su continuità e innovazione anche all’interno della policy analysis: sulle grandi sfide poste, ad esempio, dai big data e dall’uso dell’artificial intelligence (AI), sia agli stimoli provenienti da nuovi approcci, come la behavioural public policy e l’approccio sperimentale alla pubblica amministrazione che arricchiscono metodi e paradigmi più consolidati.

Coordinatori: Carla Monteleone e Emidio Diodato

La sezione mira a fare il punto della situazione e ad arricchire la conoscenza sulla trasformazione del sistema politico globale e invita panels e papers che esplorino da una prospettiva teorica e/o con analisi empiriche questa trasformazione, guardando alle continuità e ai cambiamenti nel e del sistema politico globale e alle loro implicazioni. 

La sezione accoglie in particolare panels e papers che discutono le continuità e i cambiamenti in: – la struttura del sistema internazionale e le dinamiche di cambiamento, incluso l’emergere di nuovi cleavages, i processi mondiali e la de-globalizzazione, le dinamiche e le frammentazioni regionali; – problemi e politiche globali, con particolare – ma non esclusiva – attenzione alle migrazioni, all’ambiente, al crimine organizzato transnazionale, alla cooperazione allo sviluppo, ai diritti umani e alle operazioni di pace; – istituzioni organizzative, inclusa la loro riforma, l’ascesa di soluzioni multilaterali e la crescita di alternative regionali in competizione; – attori, con attenzione all’ascesa degli attori non statali e alla reazione degli stati, ma anche all’interazione tra i sistemi politici nazionali e il sistema politico internazionale; – ruoli, status e identità, in particolare delle potenze tradizionali e in ascesa, ma anche delle medie potenze; – norme, regole, pratiche, ruolo delle alleanze, ideologie e religione; – politica estera, diplomazia, studi regionali e di area; – conflitti armati, uso della forza e culture della sicurezza, coalizioni e alleanze militari.

La sezione accoglierà anche panels e papers che trattano le sfide teoriche e metodologiche nello studio del cambiamento nelle Relazioni internazionali, con attenzione a concetti come anarchia, potere, sovranità, sicurezza, autorità, legittimità e fiducia.

Coordinatori: Antonella Seddone e Fulvio Venturino

Le democrazie contemporanee sono in crisi. La legittimità delle istituzioni politiche è insidiata da una crescente insoddisfazione nei confronti della politica, arrivando anche a mettere in discussione il concetto stesso di rappresentanza politica. La sfiducia, benché generalizzata, individua nei partiti i principali colpevoli di una degenerazione della politica che colpisce tutte le élite e le istituzioni. Di conseguenza, i partiti politici non sono più riconosciuti come adeguati mediatori nel rapporto tra cittadini e politica e men che meno come strumenti di partecipazione politica.

Si osserva una diminuzione delle tradizionali fedeltà elettorali a cui corrisponde come prevedibile una crescente volatilità elettorale, che sembra spingere alla deistituzionalizzazione dei sistemi partitici. Ciò significa non solo che i risultati elettorali sono sempre più imprevedibili, ma anche che i governi sono incerti e instabili. I partiti, dal canto loro, faticano sia per aggregare le richieste della società che per attuare politiche efficaci anche quando siedono nelle maggioranze parlamentari, con profonde implicazioni per il sostegno politico e la capacità di governo.

La dis-intermediazione dei partiti ha aperto un vuoto di rappresentanza, dando nuovo impulso ad attori politici che promuovono rivendicazioni populiste e antipartitiche. Inoltre, il coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi decisionali è richiesto a gran voce. I nuovi media digitali hanno fornito nuovi strumenti per esprimere istanze di natura politica, offrendo spazi di interazione diretta e continua tra leader e cittadini.

I leader politici hanno approfittato di queste opportunità, sfruttando i nuovi media. Tuttavia, dando priorità alle dinamiche di personalizzazione, questi processi minacciano di indebolire ulteriormente il ruolo dei partiti politici, sempre più percepiti come organizzazioni obsolete e inefficaci, prive di autorità di fronte alle forze economico-finanziarie sovranazionali. Il ruolo giocato dall’Unione Europea ha spesso rafforzato questa visione.

Sarebbe fuorviante interpretare questi fenomeni come conseguenze transitorie guidate dalla globalizzazione o dalle crisi economiche. Invece, dovrebbero essere letti come il risultato di un processo a lungo termine, i cui effetti (e le cui cause) sono più sistemici e strutturali di quanto sembri. 

In questo contesto, la pandemia COVID19 ha cambiato le carte in tavola, senza però spazzare via i problemi. Sono sorte nuove questioni di natura politica, che chiedono di essere rappresentate. Sono emerse nuove priorità politiche, e per i partiti politici si sono aperte nuove opportunità (e nuove sfide): fornendo le condizioni per nuove alleanze politiche e talvolta per (ri)allineamenti ideologici. Allo stesso modo, la natura dell’organizzazione dei partiti è messa in discussione per identificare mezzi nuovi e più efficaci per connettersi con membri e simpatizzanti. In questa fase di ridefinizione è essenziale affrontare lo studio del rapporto tra cittadini e politica da prospettive originali.

Su questo sfondo, la sezione affronta le questioni relative al comportamento elettorale e all’opinione pubblica da diverse prospettive.

Analisi della relazione fra cittadini e politica, con particolare attenzione a:

  • Issue e leader voting, ossia il ruolo dei fattori di breve periodo nella scelta di voto, in contrasto con fattori di lungo periodo quali i legami sociali e le predisposizioni politiche.
  • Il ruolo dei social media e delle nuove tecnologie, intesi come arene di comunicazione per partiti e leader, ma anche come ambienti di interazione e costruzione delle opinioni dei cittadini (nonché nuove frontiere per la partecipazione politica?).
  • Il successo dei movimenti/partiti populisti, chiarendo (a) le condizioni sistemiche che favoriscono la crescita di consenso per movimenti/partiti populisti e (b) le determinanti sociopolitiche che a livello individuale contribuiscono a spiegare il sostegno a issues e valori di stampo populista.
  • Euroscetticismo e il mutamento dell’opinione pubblica nei confronti dell’Europa. Conseguenze della crisi economica o problemi di legittimità democratica? L’UE come attore politico domestico nelle percezioni dei cittadini e nelle strategie dei partiti politici.
  • Il ruolo dei sondaggi nella definizione delle strategie di partiti, leader ed elettori alla luce dei problemi di accuratezza predittiva ed efficace rilevazione del mutamento delle opinioni dei cittadini.

La conduzione delle elezioni, delle campagne elettorali e delle regole che determinano le logiche competitive intra ed interpartitiche, relativamente a:

  • Il management delle elezioni, inteso come insieme di azioni e pratiche relative all’organizzazione delle elezioni (dagli aspetti procedurali a quelli logistici).
  • La natura e il mutamento delle campagne elettorali alla luce del ruolo giocato dai nuovi media, considerando le strategie di partiti e candidati e gli effetti sugli elettori e sulle loro valutazioni politiche.
  • La politics delle leggi elettorali, quali implicazioni strategiche e quali esiti si celano nella definizione delle regole elettorali? 
  • Metodi di selezione dei candidati e dei leader e le loro conseguenze a livello partitico (conflittualità intra-partitica, personalizzazione), parlamentare (coesione parlamentare, responsiveness) e di rappresentanza (caratteristiche delle élites selezionate e potenziale rinnovamento).

Mutamento delle organizzazioni di partito e delle loro funzioni nei sistemi politici contemporanei, con particolare riferimento alle strategie adattive in risposta alle sfide esogene:

  • Tecnologie digitali e partiti politici, con attenzione alle ICTs come strumenti di ridefinizione organizzativa.
  • Disintermediazione partitica e populismo, guardando ai mutamenti dei partiti politici in termini organizzativi e ideologici, considerando il ruolo dei leader e la relazione diretta con supporters ed elettori.
  • Riforma del finanziamento pubblico ai partiti, quali implicazioni organizzative? 
  • Intra-party democracy e nuove forme di membership, ristrutturazione delle organizzazioni di partito fra inclusione e partecipazione, rinnovamento e tentativo di rinsaldare vecchi legami di appartenenza.
  • Policy mood e ridefinizione ideologica, conseguenze della crisi economica.
  • Personalizzazione della politica e ruolo dei leader: risorsa, espediente mobilitativo o rischio?

Gli effetti sistemici delle elezioni e dei risultati elettorali, per quello che riguarda:

  • Le elezioni amministrative, con riferimento alla tornata elettorale delle amministrative 2021 e 2022, relativamente alla competizione tra candidati e coalizioni (e sperimentazione locale) e la trasformazione in atto nell’insediamento territoriale dei partiti.
  • I processi ed esiti del voto referendario.
  • Il voto per la Presidenza della Repubblica.
  • Strategie coalizionali e dinamiche competitive all’interno delle coalizioni politiche.
  • La ridefinizione delle piattaforme di policy in tempi di crisi: valence issues e position issues.

Quelli proposti sono semplici suggerimenti mirati a stimolare la riflessione teorica sul più ampio tema dei mutamenti in atto nei regimi democratici contemporanei. Si sottolinea che vi è la massima apertura a proposte anche diverse, purché le analisi – sviluppate in prospettiva comparata o single-case study – siano ancorate a solide basi empiriche e metodologiche. 

Panels & Papers possono adottare l’italiano o l’inglese come lingua di lavoro

Coordinatori: Mattia Casula e Giorgia Nesti

La Sezione di Studi regionali e politiche locali si propone di promuovere la ricerca e l’analisi sui temi della politica sub-nazionale, delle relazioni centro-periferia e delle politiche pubbliche locali e regionali, che rappresentano temi di particolare rilevanza soprattutto nell’ultimo decennio all’interno della scienza politica internazionale.

La crisi economica del 2008, i problemi legati al cambiamento climatico, all’invecchiamento della popolazione, alla crescita delle diseguaglianze economiche e sociali, nonché la crescente sfiducia dei cittadini e delle cittadine nella capacità di risposta della politica, hanno infatti posto nuove e pressanti sfide ai governi sub-nazionali. Tali sfide sono state ulteriormente esacerbate dalla diffusione della pandemia da Covid-19, il che ha avuto un violento impatto economico sulle imprese, sul commercio e sul turismo, ha posto sotto stress i sistemi sanitari, sociali ed educativi, rafforzando le esistenti diseguaglianze e rendendo ulteriormente vulnerabili alcune categorie di persone. In questo contesto estremamente incerto, i processi di collaborazione e coordinamento tra livelli istituzionali, così come tra amministrazione pubblica e terzo settore, si sono rivelati estremamente complessi, ed hanno evidenziato la fragilità degli equilibri e degli assetti inter-istituzionali presenti nel nostro Paese.

Muovendo da tale scenario, la Sezione invita a presentare proposte di panel e di tavole rotonde, in italiano e in inglese, che affrontino in prospettiva nazionale e/o comparata il tema dell’impatto delle recenti crisi sui contesti locali, e che analizzino come tali crisi multiple abbiano modificato e stiano modificando la politica e le politiche locali e regionali e quali prospettive si prefigurino per regioni e comuni nella post pandemia. 

Possibili – ma non esaustivi – temi di ricerca per panel e contributi sono:

  • L’impatto della pandemia Covid-19 a livello locale: analisi della governance della pandemia in prospettiva multilivello nei vari ambiti di policy; ruolo delle classi politiche locali e dei leader politici nella gestione della pandemia; prospettive future, ridefinizione dei paradigmi di sviluppo locale e sfide della ripresa nel post-Covid-19; 
  • L’innovazione nella definizione e gestione delle politiche e nell’erogazione di servizi: adozione di approcci innovativi e sperimentali per la definizione e l’implementazione delle politiche; co-produzione e nuove modalità di erogazione dei servizi; utilizzo di tecniche innovative di partecipazione pubblica e di consensus-building; analisi di casi empirici che illustrino le opportunità e i rischi connessi all’utilizzo delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale e del cd. “internet delle cose” da parte delle amministrazioni locali; 
  • Gli esiti delle riforme istituzionali: analisi dei processi di riordino territoriale e di riordino delle unità organizzative periferiche in vari settori della PA (es. sanità, scuola, giustizia, servizi pubblici locali), anche in un’ottica di comparazione inter-settoriale, e valutazione preliminare della loro complessiva ‘tenuta’ di fronte alla crisi economica e all’emergenza sanitaria; 
  • Le elezioni e la competizione partitica: analisi delle dinamiche e degli esiti della competizione elettorale su scala regionale e locale nelle elezioni amministrative più recenti; analisi dell’offerta politica; relazione tra dinamiche partitiche locali e nazionali; comportamento e partecipazione elettorale, identità locali, istanze autonomiste, euro-secessioniste e populiste; caratteristiche e temi della campagna elettorale; meccanismi di selezione delle candidature e di costruzione delle alleanze; processi di formazione delle giunte e caratteristiche della classe politica eletta, anche con riferimento alla rappresentanza di genere;
  • La governance multilivello: implementazione delle politiche europee, utilizzo dell’approccio place-based e rafforzamento delle capacità amministrative della classe politico-amministrativa locale, con particolare riferimento alla politica di coesione, alla smart-specialisation, alla politica per lo sviluppo sostenibile, alla politica per la lotta al cambiamento climatico, all’attuazione dell’Agenda urbana dell’UE e dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile nei contesti locali; 
  • Gli studi urbani: analisi delle politiche delle città, soprattutto in prospettiva comparata, con particolare riguardo a questioni quali l’ambiente, il trasporto pubblico, la mobilità sostenibile, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, le politiche abitative, il gioco d’azzardo, il welfare locale, l’istruzione, la riduzione delle disuguaglianze e della polarizzazione sociale nei contesti urbani, l’integrazione urbano-rurale, lo sviluppo del territorio e l’urbanistica.

Coordinatori: Luigi Curini e Vincenzo Memoli

Il discorso metodologico in scienza politica vive da tempo una stagione di grande vivacità e elaborazione autonoma.
La disciplina ha maturato un crescente interesse per disegni e modelli capaci di più credibili inferenze causali, costruendo su differenti definizioni di causalità e assunti ontologici. Ha ospitato dibattiti di ampia portata su vantaggi e limiti del disegno sperimentale (e quasi-sperimentale), e sulla sua applicabilità ai contesti osservativi. Ha promosso l’uso innovativo di diversi linguaggi per l’analisi empirica – naturale, frequentista, Bayesiano, Booleano – per sfruttarne la diversa presa sui fenomeni politici e istituzionali. Ha sviluppato soluzioni efficaci per affrontare le sfide poste dai Big Data per gli studi politici.
Il rinnovato eclettismo tecnico ha impresso nuova forza e direzione a discussioni sul rapporto fra impianto teorico, modelli formali, disegno della ricerca, metodi, e concetti, standard di credibilità, e finalità della ricerca.

La Sezione 9 favorisce la discussione sui problemi della ricerca teorica ed empirica di fenomeni e oggetti politici, con l’obiettivo di promuovere e diffondere soluzioni adeguate. I panel della Sezione 9 richiamano l’attenzione sulle ragioni delle scelte tecniche e metodologiche nelle reali esperienze di ricerca. Si caratterizzano per il pluralismo inclusivo, così da incoraggiare la ricchezza e la diversità degli studi politologici.

La Sezione 9 invita proposte di panel che affrontino i diversi elementi del processo di ricerca – tra cui, ma non esclusivamente, il fondamento teorico, l’analisi dei concetti, epistemologie, ontologie e modelli causali, disegno della ricerca, scelte tecniche e interpretative. Incoraggia proposte relative a studi sperimentali, statistici, configurativi, comparati, in profondità, o misti. Infine, la Sezione 10 incoraggia caldamente la partecipazione di studenti dottorali e giovani ricercatori, e ammette alla discussione lavori promettenti anche se ancora in itinere.

Coordinatori: Mattia Guidi e Edoardo Bressanelli

L’Unione Europea ha attraversato e sta ancora attraversando una fase prolungata di crisi dovuta alla pandemia e alla sua gestione, con significative conseguenze economiche, istituzionali e di policy. A essa si affiancano ulteriori sfide per il processo di integrazione, da quella del rispetto dei valori fondamentali – da parte di paesi membri come Ungheria e Polonia, ma non solo – a quella relativa all’uscita del Regno Unito e della (ri-)costruzione dei rapporti tra le due parti post-Brexit. L’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) caratterizza il tentativo dei paesi dell’UE di uscire dalla fase pandemica e ripartire. In questa situazione, l’UE è sempre più presente nel dibattito pubblico, e viene ‘politicizzata’ dall’opinione pubblica e dai partiti degli stati membri. Peraltro, tutto ciò avviene in un contesto internazionale dove la Russia rappresenta una crescente minaccia per la sicurezza dell’Unione, sia in modo diretto (e.g., la crisi Ucraina) che indiretto (e.g., le ingerenze nei processi elettorali dell’UE e dei suoi stati membri).

Nei confronti di queste fondamentali sfide, l’UE si trova sovente a confrontarsi con le diverse posizioni dei suoi stati membri, e la difficoltà a trarne una sintesi. La governance europea è stata infatti architettata per funzionare, strutturalmente, attraverso la pratica del consenso; questo la espone al potere di veto dei diversi attori e dei molteplici interessi rappresentati nel suo processo decisionale. L’Europa a 27 membri costituisce il culmine di un percorso volontario di aggregazione tra stati, senza termini di paragone nel resto del mondo. Tuttavia, l’allargamento a un numero così ampio di paesi, alcuni dei quali in sempre più marcata contrapposizione con le istituzioni europee, ha anche messo a nudo le divisioni tra le molte istanze al suo interno. Con la sua espansione, la conflittualità politica nell’UE è significativamente aumentata. Ciò avviene in presenza di un impianto normativo che vincola significativamente la capacità di azione degli stati e delega al livello europeo le principali decisioni in ambiti decisivi, quali la sorveglianza sulle politiche macroeconomiche nazionali o l’erogazione dei fondi per la ripresa post-pandemica. 

I partiti nazionalisti e populisti cercano di capitalizzare sulle inefficienze del sistema politico dell’Unione, spingendo quest’ultima al centro della competizione politica nazionale. L’euroscetticismo costituisce ormai una dimensione di conflitto molto rilevante all’interno dei sistemi partitici nazionali, e in molti paesi ha contribuito alla nascita e all’affermazione di forze antisistema. I partiti tradizionali sono investiti dall’onda d’urto di queste forze antagoniste, e talvolta si dividono al loro interno tra una linea di fedeltà all’Europa e una più critica o apertamente euroscettica. Lo stato di tensione generale e le difficoltà dell’UE risultano così acuiti dal clima di diffidenza e di scontento che le forze euroscettiche alimentano, mettendo costantemente a nudo le inefficienze del sistema decisionale europeo e i costi del vincolo esterno. Tuttavia, l’UE ha altresì mostrato una notevole resilienza e, nella gestione della crisi pandemica, è riuscita ad assumere decisioni di portata storica, tanto per il processo di integrazione quanto per le relazioni tra UE e stati membri. Le istituzioni europee sono state capaci di scelte strategiche in risposta alle critiche dell’elettorato e dei partiti euroscettici, anche se gli effetti, e il successo o i limiti, di queste scelte devono essere ancora pienamente valutati. 

L’obiettivo principale di questa sezione è quello di analizzare, interpretare e spiegare, sotto molteplici angolature e utilizzando diverse metodologie, l’impatto delle crisi sulla politica europea (a livello sovranazionale ma anche in ottica multi-livello) e sul processo di integrazione europea. A titolo esemplificativo e non esaustivo, sono graditi contributi che esplorino:

  • l’adeguatezza delle teorie generali dell’integrazione europea rispetto alla configurazione e al funzionamento dell’UE, tenuto conto degli sviluppi e dell’impatto della pandemia;
  •  il funzionamento della governance UE nei suoi diversi aspetti istituzionali, di processo e di policy;
  • l’evoluzione dei rapporti (e dei rapporti di forza) fra le principali istituzioni dell’UE (Commissione, Consiglio, Parlamento, Consiglio Europeo), alla luce della creazione di nuovi ambiti di policy per l’Unione;
  • l’impatto dell’UE sulla politica e le politiche a livello nazionale nell’odierno scenario di gestione e superamento della pandemia;
  • le conseguenze dei nuovi equilibri internazionali e dei difficili rapporti con la Federazione Russa;
  • le modalità di realizzazione e le conseguenze della Brexit per il futuro dell’integrazione europea;
  • le rappresentazioni mediatiche dell’Ue e il loro impatto sulla percezione che i cittadini-elettori hanno dell’Unione.

Coordinatori: Pamela Pansardi e Massimo Prearo

Negli ultimi vent’anni, il filone della scienza politica che si focalizza sulle questioni di genere – che ha assunto la denominazione, nel panorama internazionale, di gender and politics – si è aggiunto a pieno titolo ai suoi vari ambiti disciplinari ed ha assunto un’identità propria, separata dalle prospettive di genere assunte da discipline vicine, come la sociologia, la filosofia politica e l’economia, sebbene sempre in dialogo con esse. Gli studi diretti all’analisi del rapporto fra genere, sessualità e politica, anche in una prospettiva intersezionale, hanno permeato la scienza politica tutta, dalla teoria politica alla politica comparata, dalle relazioni internazionali alla comunicazione politica, muovendosi su approcci epistemologici diversi, utilizzando strumenti metodologici quantitativi e qualitativi.

In questo contesto, la promozione degli studi di genere nell’ambito della scienza politica italiana diviene una necessità, da un lato, per contribuire a colmare un vuoto di studi e ricerche sul tema che a lungo ha caratterizzato il panorama italiano, dall’altro, per favorire gli scambi e le relazioni fra studiose e studiosi italiani e internazionali che investigano questo argomento, e per fornire un punto di riferimento a giovani studiose e studiosi che scelgono di affacciarvisi.

La Sezione invita proposte di panel e paper che affrontano i temi legati alle questioni di genere, LGBT+ e intersezionalità dalla prospettiva specifica della scienza politica, estendendone e rinnovandone il campo. Fra i temi di interesse rientrano, in maniera non esaustiva: teoria e metodologia; rappresentanza politica; partiti ed elezioni; comportamento di voto; politiche pubbliche; movimenti sociali; comunicazione politica; social media e tecnologia; governo locale; relazioni internazionali; studi europei. 

Lo Sezione promuove, inoltre, le interazioni e le collaborazioni con studiose e studiosi appartenenti a discipline vicine alla scienza politica (filosofia politica e del diritto, sociologia politica, economia, diritto), nella logica di un approccio interdisciplinare ai temi d’interesse, ma anche di apertura e contaminazione reciproca su temi caratterizzanti altre discipline.

Coordinatori: Gabriele Natalizia e Lorenzo Termine

Il possesso di fonti energetiche, o la facilità di accesso ad esse, costituisce uno degli indicatori della “potenza” degli Stati nonché una delle variabili che, di sovente, risultano utili a spiegarne l’ascesa e il declino. La crisi dei prezzi energetici dell’inverno 2021-2022 ha riacceso – come era prevedibile – il dibattito pubblico sul profondo legame tra energia e sicurezza, facendo emergere la fragilità dei Paesi europei e la capacità della Federazione Russa nell’utilizzo delle sue risorse come strumento di pressione politica. Allo stesso tempo, tuttavia, ne ha promosso anche uno meno ricorrente – almeno a livello di opinione pubblica – sul rapporto tra energia, politiche pubbliche e sviluppo sociale, mettendone in luce le ricadute su dimensioni nevralgiche come – solo a titolo d’esempio – quelle dei trasporti e della salute.
Come spesso accade, il dibattito pubblico è stato preceduto da quello accademico. Se la scarsità delle risorse e la competizione che essa contribuisce a innescare/esasperare hanno fatto dell’energia un tema tradizionalmente investigato nelle Relazioni internazionali, in tempi più recenti esso è stato posto al centro della riflessione scientifica anche negli studi di Politica comparata. Si pensi ai numerosi lavori che hanno portato alla luce come un’eccessiva dipendenza dal settore energetico nella definizione del Pil di un Paese influenza i cambiamenti di regime o la loro stabilità. Anche negli studi sulla partecipazione politica e i movimenti sociali si sta sviluppando un nuovo filone di ricerca sulla energy democracy, così come il tema sta assumendo sempre maggior rilievo nelle analisi delle scelte strategiche compiute dagli Stati rispetto al dilemma tra energie fossili ed energie rinnovabili. A differenza del passato, infine, le fonti energetiche stanno facendo gradualmente ingresso anche negli studi elettorali e in quelli sui partiti a causa di una serie di fenomeni – come il global warming o i Fridays for future – che hanno rivivificato la frattura materialismo/post-materialismo già apparsa in Occidente nella fase finale del XX secolo.
La Sezione “Politica ed Energia”, pertanto, si prefigura come trasversale ai diversi ambiti della Scienza politica, incoraggiando la submission di panel animati da sensibilità scientifiche diverse, che spaziano dalle Relazioni internazionali alla Politica comparata, passando per le Politiche pubbliche. Si prefigge, inoltre, l’obiettivo di costituire un luogo aperto a momenti di incontro interdisciplinari e di favorire il dialogo tra quanti sono impegnati nella ricerca scientifica sul rapporto tra politica ed energia, i professionisti del settore e i decisori pubblici.

Coordinatori: Marco Di Giulio e Maria Stella Righettini

La guida intellettuale di Bruno Dente, eccezionale studioso di pubblica amministrazione, politiche pubbliche e istituzioni, ha influenzato le carriere di molti colleghi SISP. Ciò che prima ha incuriosito e poi affascinato molti di noi è stato il suo approccio allo studio del funzionamento dello Stato e dei sistemi multilivello, libero da dogmatismo e capace di muoversi con sorprendente agilità tra diversi approcci disciplinari per restituire elaborazioni teoriche ed empiriche molto innovative. Bruno Dente ha dedicato gran parte della sua attività al rinnovamento della gestione pubblica, alla valutazione delle politiche, ai processi di riforma, alle riforme amministrative, ai cambiamenti politici a partire dalle politiche pubbliche e ai processi decisionali.

Panel 1 – Simona Piattoni – Claudio Radaelli
Il costituzionalismo empirico.

Panel 2 – Andrea Lippi e Giliberto Capano
Policy advice e processi di policy.

Panel 3 – Simone Busetti, Maria Stella Righettini e Giancarlo Vecchi
Incrementalismo e innovazione. Politiche, attori e processi decisionali.

Round table: Chairs and discussants: Simone Busetti, Erica Melloni and Giancarlo Vecchi. Usable knowledge, ricerca applicata e collaborazione multidisciplinare. L’impareggiabile contributo di B. Dente.

I panels della sezione Jolly accettano papers scritti in lingua italiana e inglese.

Coordinatori: Gianluca Passarelli 

«Chi conosce un solo paese non ne conosce nessuno». La presunta nota dichiarazione di Seymour M. Lipset richiede confronti politici e istituzionali più approfonditi e ampi. In realtà, la politica comparata è più di una semplice questione metodologica; è un pilastro ontologico della scienza politica. Per evitare studi eccessivamente ristretti che rischiano di lasciare poco spazio alle generalizzazioni, le scienze politiche devono potenziare e ampliare l’area dedicata alla comparazione. La valutazione delle differenze e delle somiglianze dovrebbe poter trascendere i limiti eccessivamente provinciali e parrocchiali degli studi regionali, come sottolineavano alcuni decenni fa Almond e Verba. I sistemi globali e globalizzati di oggi necessitano di una valutazione complessiva e ampia delle istituzioni politiche, delle costituzioni e della loro influenza su molte discipline politologiche. Inoltre, nuovi problemi metodologici e processi empirici sono incentrati su attori politici come partiti politici, politici ed elettori che necessariamente richiedono una comparazione per arrivare a delle conclusioni. La comparazione si presenta, dunque, come uno strumento concettuale chiave di qualsiasi studio di scienza politica coscienzioso. 

La sezione si propone di accogliere lavori e contributi che enfatizzino, sia teoricamente che empiricamente, il punto di vista comparato. L’ampio oggetto di analisi al centro dei panel che potranno essere accolti nella presente sezione è quello “sartoriano” rappresentato dai partiti e dai sistemi di partito.

Nello specifico, la sezione intende discutere somiglianze e differenze, nonché l’ingegneria politico-istituzionale, legate alla trasformazione dei sistemi partitici, alle istituzioni politiche, ai sistemi elettorali, alle funzioni dei partiti politici, alle organizzazioni dei partiti politici, alla partecipazione elettorale e al comportamento elettorale.